Lo conferma l’operazione Pettirosso, in svolgimento al nord
Le Prealpi lombardo-venete, una delle aree più colpite dal bracconaggio, sono state teatro dell’operazione “Pettirosso“. Poratata avanti dai Carabinieri Forestali, l’operazione ha portato a risultati significativi (100 denunce per reati contro l’avifauna, 4 arresti, oltre 1.000 dispositivi di cattura illegale sequestrati, 1.000 uccelli vivi restituiti alla natura). Tuttavia, il contesto si conferma ostile alla tutela della fauna selvatica, minando gli sforzi di contrasto e aggravando le violazioni delle normative europee. Tra i principali reati accertati figurano il furto aggravato di fauna selvatica, ricettazione, maltrattamento e uccisione di animali, nonché l’utilizzo di strumenti di cattura vietati.

Bracconaggio, le contromisure previste
Nonostante l’impegno delle forze dell’ordine e delle associazioni ambientaliste, il bracconaggio continua a prosperare ed essere un settore in cui le organizzazioni criminali fanno affari d’oro grazie a un quadro normativo sempre meno rigoroso, secondo l’analisi del Wwf. In Lombardia, il Consiglio regionale ha modificato la legge sulla caccia ben 14 volte negli ultimi quattro anni, riducendo sistematicamente le tutele per la fauna selvatica e favorendo, di fatto, bracconieri e cacciatori di frodo. Queste scelte politiche hanno avuto un impatto devastante, anche a livello europeo. L’Italia è infatti oggetto di una procedura di pre-infrazione aperta dall’Unione Europea per violazione della Direttiva “Uccelli” (2009/147/CE), per l’incapacità di proteggere adeguatamente le specie migratorie. La situazione potrebbe evolvere presto in una vera e propria procedura d’infrazione, con conseguenze significative per il Paese e per tutti i cittadini, obbligati a contribuire al pagamento di pesanti sanzioni.
L’imprtanza delle associazioni
Il ruolo delle associazioni ambientaliste diventa sempre più cruciale. Il WWF ha fornito un contributo determinante attraverso l’impiego di guardie venatorie volontarie e il supporto del Centro di Recupero Animali Selvatici (CRAS) di Valpredina, dove solo quest’anno, dall’apertura della stagione di caccia, sono stati ricoverati oltre 1.000 animali selvatici sequestrati, oltre 28 rapaci feriti da arma da fuoco e 10 piccoli uccelli catturati con sostanze collose. L’operazione “Pettirosso” dimostra ancora una volta l’importanza di un’azione coordinata per il contrasto al bracconaggio.

L’Italia deve adottare misure urgenti per fermare l’escalation delle violazioni, dotando l’ordinamento di norme e sanzioni efficaci ma anche investendo nel supporto dell’attività di prevenzione e contrasto. Il recepimento efficace della Direttiva sulla Tutela Penale dell’Ambiente rappresenta in questo senso una occasione imperdibile.